Di Federico Donti
È chiaro che l’attrattiva del momento in Umbria sia il ponte tibetano di Sellano, una trovata geniale resa possibile grazie alla lungimiranza e alla determinazione della giunta comunale; in questo numero di Valley Life vi racconteremo di questo gioiello forgiato dalle acque e incastonato tra rocce, boschi e fiumi cristallini: Sellano, con i suoi borghi di pietra (che viene dalle cave del posto) abbarbicati sui monti dell’Appennino umbro.
Un territorio ricco di boschi rigogliosi, flora e fauna selvatica, funghi, tartufi e limpide acque, dove svetta il paese di Sellano le cui origini risalgono all’età romana, epoca in cui doveva avere le fattezze di un piccolo villaggio agricolo (vicus). Ma nel suo aspetto attuale risulta essere interamente tardo medievale. Sorto su una terra di passaggio, in posizione dominante sulla vallata del fiume Vigi, nel Medioevo il borgo di Sellano ha giocato un ruolo centrale nel controllo del territorio.
Ricoperto da prati e boschi verdissimi, il suo territorio è abitato da molte specie animali, tra cui cinghiali, volpi, istrici, biacchi, tassi, lepri, martore, caprioli ed è ‘sorvolato’ da aironi grigi, merli, picchi verdi, falchi pellegrini, poiane e nibbi; ricco anche di sentieri, le cime dei monti sono spesso spianate e, nella bella stagione, l’aria si profuma di erbe aromatiche e fiori spontanei.
Diverse sono le teorie che ruotano attorno all’origine del nome di Sellano. Secondo alcuni studiosi il termine deriverebbe dalla tribù romana della gens “Suilla” o dei “Syllinates”, nominati da Plinio nella Naturalis Historia. Secondo altri dal nome del condottiero romano Lucio Cornelio Silla, che a seguito delle guerre civili trovò rifugio in queste zone.
La tradizione più moderna, invece, fa derivare il nome dal termine “sella”, inteso come “valico”. Ipotesi, quest’ultima, che trova riscontro nello stemma comunale, raffigurante l’Arcangelo Michele sostenuto da una sella.
Ci troviamo in un territorio dove la ricchezza dell’offerta enogastronomica è uno dei fiori all’occhiello dell’Umbria. La fitta vegetazione dell’Appennino ha favorito lo sfruttamento dei prodotti offerti dal sottobosco: tartufi, funghi porcini, castagne e selvaggina sono le principali materie prime utilizzate nella cucina regionale e locale.
Tra le specialità si trovano anche le trote del fiume Vigi, i prodotti dell’antica arte norcina e l’immancabile olio d’oliva, ingrediente base di tutte le ricette. Alcuni piatti tipici da non perdere sono: la Fojata, la torta salata di Sellano (un’antica ricetta tipica della Valnerina) e l’Attorta, il dolce della tradizione umbra dalla forma circolare, a serpentello.
Le sagre e le feste popolari rappresentano il volto più genuino e autentico di Sellano fatte di eventi e rievocazioni storiche che affondano le radici in tradizioni secolari, nel passato contadino e montanaro di questo borgo.
Tornando all’attrattiva del momento, il Ponte Tibetano unisce Sellano, alla frazione di Montesanto; in questo dislivello del 68%, si sviluppa un percorso lungo 517,5 metri a 175 metri altezza sopra la valle del fiume Vigi e sono necessari 1023 passi per attraversarlo! Assieme al ponte tibetano di Arouca (516 metri, in Portogallo) è il più alto d’Europa.
Si parte direttamente dal centro storico di Sellano e, una volta arrivati a Montesanto, c’è il servizio navetta o il sentiero che riporta direttamente all’arrivo.
Concludiamo puntualizzando come uno dei punti di forza del borgo di Sellano sia la posizione geografica: nel raggio di 50 km ci sono tutte le mete più famose dell’Umbria, una regione che oltre ad essere ricca di storia e cultura, offre degli scorci naturali di rara bellezza: dal Castello di Postignano (Sellano) ad Assisi (città umbra Patrimonio Unesco) fino ai borghi di Spello, Foligno e Spoleto.
Info:
Visit Sellano
Portale turistico ufficiale della Città di Sellano
Piazza Vittorio Emanuele, 7 – Sellano (PG)