Di Simone Bandini

 

“Tutti i sogni sono possibili con una matita e un foglio”

 

Avevo la netta sensazione che questo incontro con l’architetto Goujon potesse essere molto interessante, sotto il profilo umano, estetico e culturale. Ne ho avuto la conferma quando Arnaud, dopo le iniziali presentazioni che hanno rotto il ghiaccio, mi dice senza esitazioni: “Voglio che le persone mi lascino libero di pensare. Voi credete, io penso!”. Assolutamente da vedere la sua mostra a Palazzo Giorgi, nel borgo antico di Poppi: “Itinerario di un architetto”, con trenta tavole che raccontano il suo percorso artistico (12-31 ottobre 2024).

 

 

Non è difficile conversare con Arnaud e arrivare subito al punto. Ci troviamo nel suo salotto, ed è subito belle epoque, tra arte, filosofia e altre complicità naturali: “La mia idea è quella di fare avanti e indietro con Parigi dove ho lo studio dal 1995, a due passi dalla Tour Eiffel. Mia madre, Lola Poggi, è italiana e negli anni ’60 fece scalpore e si trasferì nella capitale francese con la sua Fiat 500! Nella ville lumiere poté perfezionare i suoi studi umanistici di scienze politiche e filosofia con Jean Paul Sartre, pioniere del movimento esistenzialista. Qui ha lavorato per quarant’anni nella delegazione permanente dell’Unesco in veste diplomatica”. Ricordiamo inoltre come Lola Poggi abbia ricevuto negli anni ’90 il prestigioso Premio Dovizi alla carriera.

Nato nel 1965 in Francia a Saint Cloud, a ovest di Parigi, come abbiamo visto da madre italiana e padre francese, di mestiere urbanista – la sua infanzia in Casentino segna profondamente il Giovane Arnaud: “Ho adorato i miei nonni italiani che, oggi posso dire, mi hanno formato come uomo”. In Casentino torna sempre, ogni anno, per le vacanze scolastiche.

Per lunghi anni, prima di ottenere la cittadinanza italiana, Arnaud si dichiara francese di passaporto e italiano di cuore! Due genitori talmente creativi contribuiscono alla sua scelta di studiare architettura – mentre, durante l’intero periodo giovanile disegna, dipinge e frequenta atelier e accademie artistiche parigine. La visita a una retrospettiva sull’architetto inglese Norman Foster provoca in lui un tale entusiasmo da indurlo a diventare architetto.

Dopo la maturità, si iscrive alla facoltà di Architettura di Parigi, entrando nello studio di Alain Sarfati e consegue il diploma di laurea cum laude nel 1990. L’intera carriera è influenzata da cinque grandi architetti: Filippo Brunelleschi, Le Corbusier, Luis Barragan, Frank Lloyd Wright e Jean Nouvel.

 

 

Fin dal primo anno di università, entra a far parte dello studio “Area” dello stesso Sarfati con il quale collaborerà per 7 anni. Ha l’opportunità di partecipare a grandi progetti e concorsi nazionali e internazionali (aeroporti, centri congressi, stadi, esposizioni universali). Nel 1993, dopo un breve periodo nello studio di Jean Nouvel, è ingaggiato da Architecture Studio per realizzare gli studi sul futuro Parlamento Europeo di Strasburgo, in qualità di responsabile di facciate e struttura. Così è direttore di una squadra di quattordici architetti e segue il progetto fino alla selezione dei terzisti e la firma dei contratti. Tuttavia, egli non intende trasferirsi a Strasburgo per la fase dei lavori (tre anni) e, nel 1995 decide, quindi, di lasciare lo studio e crearne uno tutto suo.

Oltre all’architettura, si dedica all’attività di rendering e realizza prospettive di progetti per conto di numerosi studi, avvalendosi delle tradizionali tecniche disponibili, dato che all’epoca il CAD (Computer Aided Design) era solo agli albori. Si fa rapidamente un nome e insieme ad altri tre ‘illustratori’ diventa la referenza in materia per i principali studi parigini.

Appassionato di pittura, la predisposizione per le arti figurative lo porta a esercitare due mestieri contemporaneamente. L’amore per il disegno architettonico nasce in giovane età durante la visita a un’esposizione di Frank Lloyd Wright, in cui rimane affascinato dai disegni dell’architetto americano.

Gli verrà in seguito dedicata una retrospettiva con le sue opere di architetto illustratore alla Maison de l’Architecture di Parigi, organizzata dall’Ordine Nazionale degli Architetti.

Arnaud, agli esordi, lavora principalmente per la committenza pubblica – il Comune di Parigi, l’Ente Nazionale per l’Edilizia Popolare – ma anche per alcuni clienti privati per la ristrutturazione d’interni. Poi, nel 2009 si moltiplicano i progetti e lo studio parigino si trasferisce da Avenue de Suffren a Place de Breteuil per accogliere un maggior numero di collaboratori. Lo studio conta all’epoca cinque architetti, un designer e svariati stagisti.

Arnaud Goujon è incaricato della ristrutturazione di edifici ad uso ufficio a Parigi e nel resto della Francia con la missione di valorizzare costruzioni risalenti agli anni ‘70 e ‘80 e adattarli alle esigenze e norme attuali. Questi grandi progetti, a partire dal 2000, devono rispettare stringenti regole ambientali nazionali ed europee (HQE BREEAM). Gli interventi sono realizzati in collaborazione con uffici tecnici altamente qualificati quali RH Consult, OTH, SIPEC, per citarne alcuni, considerando i numerosi vincoli imposti dalla normativa vigente in Francia, la certificazione RE2020. Realizza, inoltre, una serie di ville per committenti privati in Bretagna e nella regione di Bordeaux.

Meritano un paragrafo a parte i suoi progetti africani: quando due ex dirigenti del gruppo Accor Hotels fondano una nuova società per costruire alberghi a tre stelle in Africa Occidentale, lo studio vince il concorso per la realizzazione del primissimo hotel della catena alberghiera a Dakar, in Senegal. Si tratta di un edificio di 6.500 m² conforme alle norme internazionali, dallo stile architettonico marcatamente contemporaneo ed eco-compatibile, con le sue facciate esterne di 6.000 m² ricoperte da mattoni di adobe. Questo stesso committente affida allo studio l’incarico per due nuovi alberghi, uno in Mali, l’altro nel Togo. Nonostante alcune difficoltà, costruire in Africa è una sfida ricca di opportunità che consente allo studio di crearsi una clientela pubblica e privata nel continente africano. Dopo la costruzione di un hangar aeronautico di 5.000 m² a Dakar, destinato a ospitare l’aereo presidenziale, la Presidenza della Repubblica del Burundi gli commissiona la realizzazione del Museo Nazionale a Gitega, la capitale del paese.

Lo studio si distingue dunque per la sua progettazione economica, ecologica e culturale – con l’intento dichiarato di soddisfare questa triplice visione e con bene in mente, e responsabilmente, i molteplici fattori in gioco.

Mentre ci racconta la sua carriera articolata in mille progetti, la nostra conversazione va avanti: “Sono un repubblicano ateo, anche se di cultura cristiana, cresciuto con i classici. Amo la letteratura, la musica e l’architettura. Adoro inoltre sia la cucina italiana che francese… in questo sono bigamo!”, se la ride divertito”.

“Il quarto elemento è il cinema – prosegue – con l’attrice Claudia Cardinale, il senatore Andrè Vallini, il regista Ronald Chammah e Jean Antoine Gili, uno dei più noti storici cinematografici, avevamo in cantiere il progetto di fare un grande festival del cinema italiano a Parigi. Questo legame è fortissimo… anche qui a Poppi sono molto amico della famiglia Borri-Gherardi, con Piero Gherardi che è stato costumista di Fellini e cha ha vinto ben due premi Oscar”. Mentre ce lo racconta, ci mostra la sua radio che conserva in casa orgogliosamente.

Ma quali sono i progetti attuali in essere? “In Francia stiamo ristrutturando due grandi edifici nel cuore di Parigi, con una estensione di più di 8000 mq nelle vicinanze della Gare du Nord. Sempre per la SNCF – Ferrovie sto costruendo un palazzo per i tecnici e gli operatori del TGV, per le squadre che gestiscono il traffico ferroviario di Parigi Nord”, racconta.

I progetti di Arnaud nascono sovente da semplici schizzi e ispirazioni subitanee: “Ho una grande passione per il disegno e l’unico lusso, ҫa va sans dire, che posso permettermi, è quello di scegliere i miei progetti e lavorare esattamente dove voglio”, precisa.

“E’ mia predilezione e piacere il poter disegnare e progettare ville contemporanee per committenza privata, dove l’architettura possa esprimersi appieno. Nell’idea di tornare in Italia, appunto, ho pensato a collaborazioni e gare per uffici direttivi e anche al settore alberghiero”.

Riguardo alla filosofia e agli elementi costitutivi del suo lavoro: “Fra tradizione e modernità ho scelto una terza via in architettura nella quale propongo un design decisamente moderno, tuttavia utilizzando schemi e materiali già prodotti nel Rinascimento. Non si può desiderare, infatti, una più bella porta o colonnato di quelli fatti dal Brunelleschi!”. Insomma, gli spazi devono comunicare, emozionare, impressionare ed ispirare, non solamente essere funzionali: “Questo deve avvenire, una volta che ci si è ‘liberati’ dai problemi tecnici. L’architettura deve proporre delle emozioni sia agli utilizzatori abituali che ai visitatori occasionali”.

Arnaud ha un talento anche per il disegno e la fotografia, con i suoi nudi artistici ed erotici: “Poter sognare, farsi ispirare, ricercare le idee. L’architetto, appunto, è un disegnatore di idee, a differenza dello scrittore che le esprime con le parole. Ha libertà di invenzione: che avvenga in un rendering fatto a mano o in una tovaglietta di un ristorante”.

Egli ha ritrovato la sua cittadinanza italiana nel 2023: “Uso ed esibisco con emozione la mia carta d’identità italiana!”. Volendo prendere questo ritorno come una tendenza, possiamo individuare appunto tre percorsi fondamentali ed evolutivi nella sua vita: dalla Francia all’Italia, dalla tradizione alla contemporaneità, dal disegno alla realtà costruita.

Riguardo alla terra che ha eletto a nuova residenza: “In Casentino ci sono tanti eventi culturali e artistici importanti e trovo un fertile riscontro nel Festival della Fotografia Italiana di Bibbena, dove mi trovo benissimo. Ho due figli, Paul (26) ed Elio (23) che sono molto affezionati a questo territorio e che manifestano una grande voglia di tornare più spesso”.

Quando mi viene d’istinto chieder conto se esiste una radice altra e metafisica delle sue creazioni, mi risponde sicuro: “Nella creazione artistica e per estensione architettonica il mio atto fondante concettuale è totalmente nutrito dal mondo materiale dove nasce e si esaurisce”.

Arnaud adora la poesia più che i romanzi, ascolta jazz, rock e blues degli anni ’40 e ’50 e possiede a Parigi una grande collezioni di vinili (circa 5000). Ma lavora con Debussy, Mahler e Brahms.

In ultima analisi come possiamo definire l’optimum di questa doppia origine? “Mi piace adottare e incarnare l’organizzazione della Francia assieme alla creatività dell’Italia”, conclude e ci congediamo entusiasti di questa nuova amicizia.

 

 

Info: www.arnaudgoujonarchitectes.com / arnaudgoujon@wanadoo.fr / Tel. +33 670162490

 

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